Transizione 5.0: vietato dormire sugli allori
Il piano di Transizione 5.0 è sempre più al centro dei desiderata delle imprese italiane. L’ingente credito d’imposta riconosciuto dallo Stato per gli investimenti ammissibili (investimenti 4.0 da cui si evidenzi un risparmio energetico misurabile), dopo un avvio timido e tentennante, è ora considerato a tutti gli effetti l’opportunità dell’anno per accompagnare lo sviluppo dell’impresa dello Stivale.
Ma i tempi, nonostante sia compreso l’intero 2025, cominciano già a stringere. Complice anche il fatto che moltissime aziende stanno prenotando i fondi (il credito viene prenotato contestualmente alla presentazione della domanda e poi confermato in relazione alla correttezza), c’è ormai il rischio reale di vedersi esclusi dall’agevolazione.
Per mancanza di tempo, o per esaurimento dei fondi.
Ma la variabile temporale è quella, oggi, più stringente.
Soprattutto nel caso in cui l’impresa abbia in animo di presentare più progetti di investimento che insistono sullo stesso sito produttivo. Considerando che il tempo di elaborazione e presentazione di un progetto è stimato in circa quattro mesi e che non è possibile per un’impresa presentare contemporaneamente più progetti (ma deve attendere la fine del primo iter per procedere con i successivi), essendo a marzo, i conti sono presto fatti.
Potrebbe essere già tardi o addirittura tardissimo nel caso di un investimento che comprende un impianto fotovoltaico, i cui tempi di elaborazione sono ancora più lunghi.
Ma al timore non deve corrispondere rassegnazione.
L’agevolazione è troppo favorevole per rinunciare a priori. Per questo, al contrario, è consigliabile muoversi immediatamente, interpellando società specializzate come AERE, in grado di accompagnare le imprese di ogni genere e dimensione verso l’ottenimento dell’agevolazione.
Anche in tempi stretti.