Tutta questione di… connessione. Quella fra i due paradigmi che stanno accompagnando, ormai da anni, lo sviluppo e la crescita dell’impresa italiana.

Non è, infatti, corretto sostenere che il paradigma 4.0 sia stato superato da quello successivo, ovvero il 5.0. Le due misure agevolative si toccano in molti aspetti e hanno ampi margini di connessione fra loro.

Si parta dalla natura degli investimenti: in sostanza sono identici e riguardano gli stessi beni e macchinari per entrambe le misure. A variare è piuttosto lo scopo finale dell’investimento: l’interconnessione digitale e totale per quanto riguarda il 4.0, l’efficientamento energetico per quanto attiene, invece, al 5.0.

E’ pur vero che questo confine può essere intrecciato anche maggiormente. E’ il caso in cui un’impresa abbia fatto investimenti conformi alla disciplina 4.0 e abbia in un primo momento “snobbato” il paradigma 5.0 (anche per via dell’incertezza iniziale che ha contraddistinto l’agevolazione e della partenza a rilento).

Nulla, in questo caso, è perduto. Valutando l’investimento della singola azienda e le sue caratteristiche, infatti, è possibile, a seconda dell’avanzamento della procedura, “promuovere” gli investimenti fatti a partire dall’1 gennaio 2024 sull’agevolazione 5.0 e ottenere maggiori benefici rispetto a quella precedente.

Quali benefici? Uno su tutti: aumentare il valore del credito d’imposta riconosciuto all’investimento dal 20 al 45 per cento, ovvero più del doppio.

E’ vietato generalizzare, ma ogni singolo caso può essere valutato in profondità per addivenire alla maggior quota di contributo possibile, a cura di società come AERE, che dispongono di tecnici specializzati in grado di consigliare e accompagnare le imprese lungo la via migliore e più conveniente.