Passato un po’ in “sordina” durante i mesi di pandemia, il decreto 73 del 2020 in materia di energia rappresenta la nuova bibbia alla quale le imprese italiane sono tenute ad aderire, rischiando, in caso contrario, pesanti sanzioni da parte dello Stato.

Il decreto si rivolge alla totalità delle imprese italiane, ma in particolare a quelle ritenute e classificate come energivore, ovvero con un consumo energetico “importante” e che pesa sul fatturato in maniera spesso determinante.

Tradotto in numeri si tratta di imprese che hanno un consumo annuo pari o maggiore a 1 milione di KW/h (tecnicamente 1GW/h). Una condizione che riguarda circa 3 mila imprese di svariati settori sul territorio nazionale, di cui circa 1 migliaio nella sola Lombardia.

Si tratta di imprese già soggette per obbligo di legge a una diagnosi energetica, ma il decreto 73 non si ferma alla conoscenza dello Stato dell’arte. Prendendo ispirazione anche dai numerosi accordi sulla riduzione delle emissioni a livello globale, la normativa offre sostanzialmente due opportunità alle imprese energivore (in alcuni casi anche PMI) per adeguarsi al quadro normativo nazionale.

Per ottemperare, infatti, le imprese possono o mettere in campo una delle azioni migliorative emerse a seguito delle diagnosi energetica (che deve essere realizzata ricorrendo a Energy manager professionisti o società di settore), oppure procedere nel percorso di certificazione energetica (la ISO 50001). Quindi: o un’azione o una certificazione.

E proprio su questo secondo aspetto emerge un’opportunità che sembrerebbe miope non cogliere da parte delle imprese. Regione Lombardia, infatti, attraverso un apposito bando, ha messo a disposizione risorse economiche a fondo perduto per le imprese su due capitoli: la diagnosi energetica (qualora non l’avessero ancora svolta) con un valore economico massimo di 8 mila euro e l’adozione di un sistema ISO 50001, con un valore massimo di 16 mila euro. Il tutto a fondo perduto e a coperture del 50 per cento delle spese sostenute.

Sfruttando il contributo a valere sulla certificazione ISO 50001, l’impresa energivora lombarda avrebbe dunque l’opportunità di ottenere tre risultati in un colpo solo: adeguarsi alla normativa mettendosi al riparo dalle sanzioni, ottenere un significativo contributo a fondo perduto per sostenere la metà delle spese di certificazione e mettere “in bacheca” la ISO 50001, strategica oggi, irrinunciabile domani nel nuovo contesto economico sostenibile.